Yurii Maruschak
Workshop Operator
Sono fiero della vetreria di Gostomel, dove lavoro dal 1991. Anche mia moglie Hanna Bogdaniva lavorava lì. La nostra famiglia viveva nella residenza per i dipendenti, che è stata poi convertita in un condominio. È lì che ci siamo stabiliti, che sono nati e cresciuti nostra figlia e nostro figlio. Se c’è stabilità, lavoro e una discreta entrata finanziaria, nella vita e in famiglia va tutto bene.
E andava tutto bene finché non ho visto con i miei occhi cosa significhi la “pace russa”. Ero preoccupato soprattutto per i miei figli e mia moglie. Sapevo cos’era la guerra, perché il mio migliore amico ai tempi dell’Unione Sovietica aveva servito l’esercito nel Nagorno-Karabakh. Le nostre auto erano pronte e ho proposto subito di lasciare la città, ma tutti hanno rifiutato.
Il 24 febbraio sono andato al lavoro. Quando sono tornato a casa alla fine del turno, ho trovato la mia famiglia in cantina, dove si era nascosta a causa dei vicini bombardamenti aerei, dalle esplosioni e dagli incendi. Dovevamo evacuare, ma in quel momento si poteva arrivare solo fino al villaggio di Mykulychi, a 20 km da Gostomel. Poi è successo che mio nipote si è ammalato gravemente, perciò siamo dovuti andare d’urgenza in ospedale. Con la vernice abbiamo scritto “bambini” in russo sulla macchina, e abbiamo appeso dei lenzuoli bianchi a mo’ di bandiere, nella speranza di riuscire a passare, ma al primo posto di blocco i russi ci hanno quasi sparato, perciò abbiamo fatto dietrofront.
"Quando ho visto mio nipote malato, ho preso la decisione di passare dai campi. Ringrazio la nostra gente, che ci ha aiutato e indicato la via."
Il 4 marzo i vicini mi hanno informato che malgrado i loro sforzi il mio appartamento era completamente andato a fuoco. Non restava nulla.
Dopo aver lasciato la mia famiglia a Chmelnyzkyj, l’11 maggio sono tornato al lavoro, e quello che ho visto mi ha scioccato. Una bomba aerea aveva colpito lo stabilimento, radendolo completamente al suolo: i forni, i muri, i tetti... Non avevo più una casa, lo stabilimento era distrutto, mia moglie aveva il cancro e la guerra continuava.
Ciò nonostante, al lavoro è iniziata la ricostruzione e io ho iniziato a raccogliere i documenti che attestavano la perdita della casa. Era difficile, perché l’incendio che aveva distrutto il mio appartamento non era stato correttamente documentato. Ringrazio sentitamente Olena Honcharenko, impiegata HR di Vetropack Gostomel, per l’aiuto e la generosità. Nel giro di un mese siamo riusciti a raccogliere tutti i documenti necessari. Non ci speravo nemmeno in una somma così importante! La casa è stata ispezionata più volte da più enti statali, ma a parte Vetropack non ho ricevuto alcun aiuto. Dalla fondazione ho ricevuto soldi veri. Sono molto grato ai colleghi del Gruppo Vetropack e a Pavel Prinko, General Manager di Vetropack Ucraina e Moldavia, per questo aiuto così urgentemente necessario. E anche se al momento non posso ricostruire la mia casa per meri motivi tecnici, intanto ho i soldi in tasca, e aspetto. A quelli che aiutano va il mio più profondo rispetto. Andrà tutto bene. Ricostruiremo tutto e mia moglie sconfiggerà la malattia.